Leggendo le Scritture notavo chiaramente che il sangue ci parla, ma che in particolar modo ci dà un’esatta definizione di chi siamo; quindi ci identifica in un familiare o in un estraneo, e mi veniva in mente un’espressione d’affetto tipica della zona di Palermo dove io sono cresciuto: “sangue mio”, comunemente usata dai più grandi d’età verso i neonati o i bambini per riconoscere, senza ombra di dubbio, qualcosa che è tuo, che ti appartiene. Un’espressione molto forte, per dire che questo è il mio sangue ed in lui io mi identifico, e mi riconosco. Nei giorni scorsi sono stato a trovare mia nonna. Premetto che a causa della distanza non ho spesso l’occasione di incontrarla, eppure appena ci siamo visti subito ci siamo identificati, riconosciuti come “aventi lo stesso sangue”. In quell’occasione, anche dopo parecchio tempo, il sangue “ci ha chiamati”, il sangue “ci ha riconosciuti” e la nostra relazione di parentela è stata sicura come se ogni giorno fossimo stati insieme. Fatta questa lunga ma necessaria premessa vorrei ricordare il nostro “padre“, Adamo.
In Romani, capitolo 5, la Scrittura ci parla di due “Adami”: un primo Adamo, il nostro progenitore comune che è caduto, e di cui noi tutti suoi discendenti abbiamo ereditato anche la caduta, il fallimento, la natura, e poi menziona un secondo “Adamo”, che è stato vittorioso. Adamo aveva ricevuto un semplice comandamento: “Non mangiare del frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male”, un semplice comandamento. Dio li aveva stabiliti nel giardino dell’Eden, e aveva stabilito altresì che fossero i dominatori sopra ogni cosa. Dio disse: “Tu dominerai sopra tutti gli animali, tu darai il nome a ogni animale, a ogni cosa”, quindi, con il nome tu darai loro un’ identità. Dio aveva stabilito l’essere umano come il Suo capolavoro, e gli aveva dato quel solo ed unico comandamento, di non mangiare del frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male. Purtroppo, come tutti ben sappiamo, Adamo, influenzato da Eva, dopo che la stessa fu influenzata dal serpente, mangiò il frutto proibito, disobbedendo alla volontà di Dio e ricevendo in quel momento stesso le inevitabili conseguenze. Ricorda: il peccato ha sempre delle conseguenze! Prima di ogni altra cosa la comunione con Dio fu interrotta, e quando Dio cercò Adamo, quest’ultimo si nascose, consapevole della sua colpa. A causa di un semplice assaggio la sua relazione con Dio era ormai definitivamente compromessa. Adamo ed Eva furono scacciati dal giardino dell’Eden, e per 930 anni, (poichè non sappiamo quanti anni Adamo ed Eva vissero nel giardino dell’Eden, ma sappiamo quanti anni ne vissero fuori, dopo essere stati scacciati) immaginate quante volte Adamo si sarà chiesto, e quante volte avrà chiesto ad Eva di rendersi conto di quanto avevano perduto per colpa di un semplice assaggio, di quell’unico atto di disobbedienza. Oltre ad esser scacciati dal giardino ci furono altre ripercussioni nel tempo: Eva fu condannata alle doglie del parto, Adamo a lavorare affaticandosi, e il serpente a strisciare nella polvere.
In questo modo Dio toccò il loro cuore, la parte più profonda di essi, l’intimo, e tutto questo solo per colpa di una banale disobbedienza, un solo atto di ribellione. Dio stesso offrì il primo sacrificio, dotandoli di vesti di pelle per coprire la loro nudità. Il peccato ci parla, o meglio ci porta al sacrificio, e alla morte. Gesù è il secondo Adamo. Se facciamo un piccolo confronto tra il primo Adamo e il secondo Adamo, che è Gesù, ci rendiamo conto di alcune evidenti differenze: Adamo non fu capace di obbedire ad un solo comandamento; lui era il dominatore di tutto, non aveva nessuno dei problemi della vita quotidiana, doveva solo essere il dominatore, doveva godersi il tutto e passeggiare con Dio, eppure non è stato capace di sottomettersi, di obbedire a quell’ unico e semplice comandamento. Gesù invece, venuto a fare la volontà del Padre, è riuscito ad obbedire e ad adempiere tutta la Legge; non un solo comandamento, ma tutta la Legge.
Ovviamente per Gesù questo non fu semplice; basti pensare che nel Getsemani, qualche momento prima della sua crocifissione, un attimo di massima sofferenza, Gesù diceva: “Non la mia ma la tua volontà sia fatta”. Egli non ha mai interrotto la relazione con il Padre, anche se questo gli costò il suo sangue. Andando in croce, decise di offrire sé stesso e di caricarsi di ogni nostra colpa, per subire le conseguenze che ognuno di noi avrebbe dovuto subire. A differenza di Adamo, per Gesù non ci fu bisogno di un sacrificio che gli coprisse la nudità. Gesù è stato il sacrificio che ha coperto la nostra vergogna.
Allora sì, il sangue ci parla e ci identifica, dandoci la possibilità di scegliere a quale dei due Adamo appartenere.
Figli di quale Adamo vogliamo essere?
Il sangue ci identifica, “sangue mio”, il sangue mi identifica con la mia famiglia, il sangue mi parla di qualcosa che proviene direttamente da me. Noi abbiamo dalla nascita la natura adamica, ribelle, disobbediente, incapace di obbedire ad un solo
comandamento, pronta ad accusare il prossimo…“Signore, la donna me ne ha dato”, “Signore, è stato il serpente che me ne ha offerto”… Siamo così, l’uomo naturale è questo, malvagio, ma in Cristo abbiamo la possibilità del secondo Adamo.
Il sangue ci identifica; dentro il nostro corpo materiale scorre il sangue del primo Adamo, ma quando ci presenteremo davanti al trono, davanti al Signore, davanti
a Dio, la Scrittura ci dice che noi saremo resi puri attraverso il sangue di Gesù Cristo. Allora, a quale Adamo vuoi appartenere? Quale Adamo scegli di essere ? Il piano di Dio è che ogni uomo giunga alla salvezza, la volontà di Dio è farci diventare parte della Sua famiglia e dirci “Sangue mio”, “Figlio mio”.
La volontà di Dio è quella di identificarsi con noi attraverso il sangue di Gesù. Questo è il messaggio che abbiamo udito, il Vangelo, questo è quello che annunciamo, quello che predichiamo, quello che viviamo. “Dio è luce, e in Lui non c’è tenebra alcuna. Se diciamo di avere comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, noi mentiamo e non mettiamo in pratica la verità”. Comunione, come Adamo l’aveva con il suo Creatore, comunione come Adamo l’ha avuta con Dio, passeggiando con Lui, parlando con Lui, chissà per quanti anni. Adamo aveva comunione con Dio, e il suo peccato ha interrotto immediatamente la comunione tra lui e Dio. Non poteva più esserci comunione tra Colui che è tre volte Santo, Colui che è Puro, Colui che è Eterno, Colui che è Giusto, e Adamo, incapace di mantenere un piccolo impegno. Come Egli è nella luce noi abbiamo comunione l’uno con l’altro, abbiamo comunione l’uno con l’altro e con il Padre.
Di quale Adamo vogliamo essere figli ? Di quale famiglia vogliamo fare parte, quella del primo Adamo o quella del secondo ? La storia si conclude: il primo Adamo raccolse come risultato finale la morte. Il sangue che scorreva nel primo Adamo, il sangue che scorre nelle tue vene naturali porterà per conseguenza la morte, è inevitabile. Il secondo Adamo porta la vita, anzi, il secondo Adamo è la vita. A quale famiglia vuoi appartenere ? Il sangue parla, il sangue grida, il sangue ci identifica, e il sangue ci purifica, ci santifica, ci giustifica, ci renderà puri davanti all’Eterno, davanti al Padre. Il sangue di Suo Figlio ci purificherà da ogni peccato. Alla croce il sacrificio di Gesù, il prezzo pagato, il dolore, la sofferenza, ma poi il frutto: la vita, e vita in abbondanza. Il nostro sangue, il peccato ci separano da Dio; per colpa della disubbidienza la comunione tra noi e il Padre viene danneggiata, talvolta anche irrimediabilmente. Il sangue di Gesù ci unisce, ci identifica, ci purifica, il sangue di Gesù ci giustifica, ci permette di presentarci davanti a Dio con vesti candide, vesti senza vergogna, lavate nel sangue di Gesù. Dio, nel suo immenso amore, ha preparato un piano straordinario per ognuno di noi, lasciando a noi la scelta. Dio non vuole dei “robot” senz’anima che lo amino in modo
automatico, incoscientemente. Dio vuole uomini e donne che abbiano la possibilità di scegliere in piena libertà di amarlo; per questo all’interno del giardino dell’Eden c’era quell’albero. Dio voleva che Adamo Lo amasse, che scegliesse liberamente di amarLo, di avere una relazione con Lui, che rifiutasse, per decisione sua, di non mangiare di quel frutto proibito. Per così poco Adamo perse qualcosa che ognuno di noi oggi vorrebbe ancora avere, la possibilità di parlare faccia a faccia con Dio, camminare con Dio, possibilità che un giorno avremo. Per un solo frutto Adamo perse qualcosa di inestimabile valore. Scegli oggi, scegli di chi vuoi essere figlio. Io voglio essere figlio del secondo Adamo, e continuamente mi studio di presentarmi davanti a Dio come uno che non si deve vergognare, approvato davanti agli uomini e davanti a Dio. Non sono perfetto, ma è nella mia imperfezione che entra la misericordia e la grazia del Signore, che copre la mia imperfezione. La mia volontà, la mia scelta, il mio impegno è quello di andare in quella direzione. Poiché non si può scherzare con Dio, perché Dio guarda al cuore, se non obbediamo e non abbiamo comunione con Lui e l’uno con l’altro qualsiasi impegno è inutile. Tuttavia se obbediamo e abbiamo comunione fraterna, allora il sangue di Gesù ci purificherà e ci renderà perfetti per essere presentati davanti a Dio. In conclusione, il sangue ci identifica e ci dice chi siamo perché il Padre stesso ci riconosce come suoi !